Credevo ormai di aver esplorato ogni angolo della mia bella Emilia Romagna, ma a quanto pare, mi sbagliavo di grosso: la certezza, infatti, è arrivata un paio di settimane fa, quando ho ricevuto l’invito da parte di Elisa, dell’Ufficio Turistico di Borgo Val di Taro, a visitare la terra in cui vive e lavora, l’Alta Valtaro. Quindi, quale occasione migliore per rimediare immediatamente e scoprire questo pezzetto della mia regione che ancora mi mancava? Ho gettato al volo l’indispensabile dentro al trolley e sono così partita senza pensarci due volte, seguendo le tappe di un itinerario in Alta Valtaro studiato su misura per noi.
Itinerario in Alta Valtaro: cosa vedere e dove mangiare in un weekend – Primo giorno
L’Alta Valtaro è una terra fatta di piccole realtà incastonate nel verde paesaggio delle colline parmensi che le circondano, adagiata proprio sul confine che divide l’Emilia Romagna con la Liguria e la Toscana. Si compone di 5 comuni: Borgo Val di Taro, Compiano, Bedonia, Tornolo ed Albareto, ma è il primo di questi il centro nevralgico dell’Alta Valle, considerato un po’ ancora oggi la capitale dell’intero comprensorio. Questa zona è l’ideale se amate il turismo slow fatto di borghi medievali, buon cibo e ritmi lenti, o se volete regalarvi qualche giorno di relax al di fuori dello stress e del traffico delle grandi città.
Il nostro itinerario in Alta Valtaro è cominciato proprio nella piazza principale di Borgo Val di Taro, dove si affaccia anche l’Ufficio Turistico, ed è qui che abbiamo fatto la conoscenza di Elisa, che ci ha accompagnati in un giro alla scoperta del centro per presentarci alcune realtà storiche del territorio. Abbiamo fatto così un primo assaggio delle eccellenze gastronomiche della zona alla Pasticceria Steckli 1915, locale che, come indica il nome stesso, può vantare un’esperienza centenaria in termini di dolci e leccornie; fra la gente del posto, questo luogo è però anche conosciuto come la Pasticceria dell’Amor, dal nome della specialità che si produce qui, una crema di vaniglia e burro racchiusa tra due cialde di Wafer, la cui ricetta è rimasta segreta fino ai giorni nostri. Golosità ovviamente testata ed approvata!
Ma Borgo Val di Taro, come tutta la vallata circostante, è anche terra di funghi, ai quali annualmente viene dedicata una sagra a metà settembre (quest’anno le date saranno i giorni 14-15 e 21-22), e che possono essere acquistati nelle tante botteghe della via principale del paese, prime fra tutte la Bottega del Fungo e Borgo in Tavola, che propongono anche altre specialità della gastronomia dell’Alta Valtaro, come le torte salate tipiche, fra le quali ho molto apprezzato quella alle erbe.
Dal centro storico ci siamo poi spostati in macchina nell’immediata periferia per scoprire il Turris Birra, il primo birrificio agricolo nato in Val di Taro circa un anno fa e gestito da Davide e Chiara, giovane coppia nella vita e nel lavoro. L’amore che questi ragazzi hanno verso la loro terra si intuisce subito dal logo e dal nome prescelto per la loro attività, che richiamano l’antico termine con cui i Bizantini avevano battezzato la città. Dopo una visita al loro laboratorio, ci hanno raccontato che l’orzo, l’elemento principalmente utilizzato per la loro birra, è prodotto da loro stessi, ed il loro obiettivo è quello di raggiungere con pazienza un prodotto biologico al 100%. L’offerta delle birre è partita da tre tipologie iniziali e si è allargata nel corso del tempo, fino ad arrivare alla più innovativa al gusto di castagne. Se volete esaminare i prodotti che offrono nel dettaglio, potete visitare la loro pagina: www.turrisbirra.it.
Dopo aver degustato vari assaggi di birra e alcune varianti di torte salate tipiche della zona (con bietole, riso e patate), ci siamo spostati nel vicino comune di Albareto dove abbiamo continuato il nostro tour gastronomico, perché ci stavano aspettando per pranzo all’Agriturismo La Peschiera, ristorante famoso nei dintorni per le sue specialità a base di trota, pesce che viene allevato proprio nel laghetto limitrofo alla struttura. La pace regna qui sovrana, e sono in molti quelli che, dopo aver mangiato, si godono un po’ di fresco all’ombra degli alberi intorno al lago. I piatti che ci sono stati serviti erano semplici ma deliziosi, a partire dall’antipasto misto a base di trota e fiori di zucca, fino ad arrivare ai secondi, sui quali spicca su tutti a mio parere la trota alla crema di pistacchio e granella di mandorle, abbinamento particolare che non avevo mai assaggiato prima. Anche i dolci sembravano davvero validi, ma ero già talmente piena che mi sono limitata ad un più sobrio gelato con i frutti di bosco! Posto assolutamente consigliato per provare qualcosa di diverso dal solito, ma vi conviene prenotare perché i tavoli esterni si sono riempiti in fretta:
Loc. Casa Re, 182 – 43051 Albareto (PR)
0525/999453 – 3667316228
info@lapeschiera.eu
Da Albareto ci siamo poi spostati alla vicina Compiano, distante all’incirca una quindicina di minuti di macchina, dove avremmo preso parte ad una delle tante feste che i piccoli centri della vallata organizzano in estate, ovvero il Festival degli Orsanti, artisti girovaghi che si esibivano in spettacoli itineranti sempre accompagnati dagli animali che addomesticavano, come scimmie, cammelli, pappagalli o, per l’appunto, orsi. Questa manifestazione vuole portare avanti con caparbietà le antiche tradizioni del borgo, cercando di non far dimenticare agli abitanti le proprie origini e di farle scoprire a chi viene da fuori; fino a qualche anno fa, si poteva visitare in paese anche il Museo degli Orsanti, voluto e costruito da Maria Teresa Alpi, trasferito attualmente al comune di Vigoleno.
Durante la serata abbiamo girovagato tranquillamente per i vicoli del centro storico, godendoci senza fretta gli spettacoli che a determinati orari si intervallavano nelle piazze, immergendoci il più possibile nella quotidianità e nelle usanze degli abitanti del luogo: a questo proposito, sono stati per noi preziosi Sara, Assessore al Turismo di Compiano, che insieme al Sindaco e al Vicesindaco ci ha fatto scoprire luoghi particolari del paese fornendoci al contempo utili informazioni storiche, e Ginevra, anima della festa e presidentessa dell’Associazione degli Orsanti, che ci ha conquistati con la sua passione traboccante nei confronti della sua terra natia.
Itinerario in Alta Valtaro: cosa vedere e dove mangiare in un weekend – Secondo giorno
Il nostro secondo giorno alla scoperta dell’Alta Valtaro è cominciato su consiglio di Elisa sulla strada panoramica che collega Pieve di Campi a Carniglia, lungo la quale si aprono alcuni scorci interessanti per immortalare il Castello di Compiano. E’ verso questa traiettoria che gli abitanti della valle si dirigono nelle calde domeniche estive, quando vogliono combattere l’afa trascorrendo una giornata al fiume, nella parte più profonda ed attrezzata che loro considerano un po’ il loro mare, o in qualche insenatura più intima e nascosta, spesso raggiungibile con una breve passeggiata nella vegetazione e dal parcheggio non sempre immediato.
Verso ora di pranzo abbiamo raggiunto uno dei comuni dell’Alta Valtaro che ancora ci mancava, ovvero Tarsogno, dove avremmo preso parte ad un altro evento estivo molto sentito dagli abitanti del luogo: la Festa del Bestraiau, termine con il quale veniva indicato l’emigrante che lasciava, forse per sempre, il proprio paese e gli affetti più cari per trasferirsi in un paese straniero alla ricerca di fortuna.
Il Festival si svolge nella cornice naturale del Pratolungo, ai piedi del Monte Zuccone, raggiungibile in macchina o con una bella camminata per i più allenati. La location è semplice, solo un rifugio in mezzo ad un prato verde e tavoloni di legno sistemati sotto la pineta, ma per gli abitanti della valle sembra essere un momento di incontro e di condivisione annuale imperdibile. Al rifugio è possibile mangiare a partire da mezzogiorno, ma è meglio prendere il numero il prima possibile perché la fila potrebbe rivelarsi piuttosto lunga. Il menù vuole riproporre il pranzo tipico del Bestraiau, con due portate composte da risotto ai funghi porcini ed asado argentino cotto al fuoco di legna; i tavoli nel sottobosco sono riservati a chi ha prenotato il suo posto con anticipo, quindi se non l’avete fatto vi consiglio di portare con voi un telo di emergenza per sistemarvi sull’erba, anche se noi siamo riusciti a sederci su una panca proprio a fianco della cassa. Unico inconveniente di questo luogo (o fortuna, a seconda dei casi), è che Internet non funziona quasi per niente…
Terminato il nostro pranzo, siamo ridiscesi verso il centro di Tarsogno, dove ci attendeva Sonia, responsabile dell’Ufficio Turistico del paese, per farci fare una piccola visita guidata del Museo dell’Emigrante, nel quale sono esposte circa 300 fotografie di chi si è trasferito all’estero, oltre ad alcuni oggetti appartenuti a queste famiglie, tra cui una fisarmonica, valigie di cartone, bauli e abiti. In una parte della sala, è stata inoltre allestita una mostra temporanea dedicata ai ghiacciai, il cui tema varia di anno in anno.
Come tappa finale del nostro itinerario in Alta Valtaro, siamo ritornati a Borgo Val di Taro, per un’ultima passeggiata fra le bancarelle del mercato dell’antiquariato, che si tiene ogni quarta domenica del mese ma che in quell’occasione era stato rinviato di un weekend a causa del maltempo.
Il nostro weekend si è così concluso, ma se siete stati attenti vi sarete accorti che non ho fatto cenno a dove abbiamo dormito nella notte del sabato: questo perché si tratta di un posto speciale, al quale dedicherò a breve un post specifico… curiosi di sapere dove siamo stati?
– Post in collaborazione con l’Ufficio del Turismo di Borgo Val di Taro –
2 Commenti
Conosco molto bene questa Valle, anche perchè sono originaria della Valle vicina (Val d’Enza). Sono luoghi poco raccontati, ma pieni di chicche storiche e culturali. Da visitare assolutamente!
Esatto Paola, non troppo turistici ma altamente consigliati! 🙂