Dopo un periodo di sosta un po’ prolungato, torna questo mese la bella iniziativa per il Senso dei miei viaggi, e a riprendere in mano le redini della staffetta è Francesca di Non Chiamatemi Turista. Il tema da lei proposto è quello delle cortesie dei miei viaggi, riferito a tutti quei momenti in cui vi siete trovati in difficoltà nel corso delle vostre vacanze e qualcuno del luogo vi ha aiutato in maniera disinteressata, senza pretendere nulla in cambio, se non un sorriso, una stretta di mano o un profondo senso di gratitudine.
Due di queste cortesie mi sono saltate subito alla mente perché risalgono al mio ultimo viaggio importante, ovvero quello di quest’estate in Slovacchia.
Devo premettere subito che il popolo slovacco è in linea generale molto cortese, in qualsiasi zona del paese, dai piccoli paesi fino alle realtà di più grandi dimensioni come la capitale Bratislava.
Una delle attrazioni più tipiche di questa nazione sono le sue belle chiese in legno, semplici all’esterno e riccamente decorate all’interno. Le loro aperture sono alquanto ridotte e non molto “ufficiali”, anzi il più delle volte troverete un numero di telefono affisso fuori, grazie al quale dovrete contattare il custode che verrà ad aprire il portone della chiesa. Ebbene, questi custodi sono solitamente anziane signore in pensione che si occupano di tale attività probabilmente per volontariato e, com’è prevedibile…non parlano una sola parola di inglese! E lo slovacco per noi non era facilmente comprensibile…
La nostra fortuna è stata quella di trovare, in ben due occasioni, altri turisti provenienti da zone vicine della Slovacchia che parlavano perfettamente inglese e che ci traducevano quasi in tempo reale tutto quello che queste signore raccontavano sulla storia delle chiese. In caso contrario ci saremmo persi davvero tanti dettagli interessanti sulla costruzione e lo sviluppo di questi edifici tipici!
Visitando la Slovacchia nella sua interezza, ci è capitato di trovarci in zone davvero poco turistiche, nelle quali neppure ristoratori o commercianti parlavano qualche parola di inglese, nemmeno a livello scolastico.
Affamati dopo la visita ad un castello piuttosto scomodo nell’itinerario di viaggio, scegliamo una piccola osteria alquanto defilata e dall’aspetto caratteristico. Ci avviciniamo al bancone rustico e notiamo subito il menù su una lavagnetta scritto unicamente in slovacco, proviamo a chiedere qualche informazione alla proprietaria del locale che ci guarda con occhi sgranati e, seppur sorridente, ci fa chiaramente capire che la comunicazione tra noi e lei risulta parecchio difficoltosa…
La nostra salvezza è arrivata da un ragazzo di un tavolo vicino che, avendo assistito alla scena, si è alzato e si è offerto di sua spontanea volontà di farci da interprete, dal momento che masticava qualche parola di inglese. Morale della favola: esistono ancora persone che cercano di aiutare il prossimo senza voler ricevere niente in cambio e…le nostre pance hanno vivamente ringraziato!
La terza cortesia risale a qualche anno fa, durante la nostra vacanza sull’isola di Lanzarote. Imperdibile attrazione di questa zona è la passeggiata sul dorso di dromedari, e ovviamente il momento va debitamente immortalato…anche se farsi delle foto quando sei in sella a questo animale può diventare un po’ problematico! In nostro soccorso è arrivata la guida della carovana, che si offerta di scattarci una foto ricordo senza chiederci nessuna mancia aggiuntiva in cambio; e come a noi, ha scattato foto per un gran numero di turisti nelle nostre stesse condizioni!
Queste sono le mie tre cortesie per #Sensomieiviaggi, e le vostre quali sono?
Pensate anche voi che esistano ancora persone in grado di elargire gentilezze o favori senza chiedere nulla in cambio? Raccontate, raccontate…
12 Commenti
Quella dell’interprete improvvisato, soprattutto quando si è affamati, deve essere proprio un barlume di speranza in alcune situazioni! Qualche volta ne ho avuto bisogno anch’io ed è sempre una bella sensazione sapere che qualcuno è lì per te. Sono indecisa quindi tra il primo e il secondo episodio, cioè tra la cultura e la cucina (leggi fame!)…ci penserò!
Intanto ti ringrazio per il tuo bel contributo, ciao!
Grazie a te Francesca per avere ricominciato a far girare questa bella iniziativa! 🙂
Belle le tue esperienze! Io sono convinta che in giro per il mondo esistano più persone cortesi e disponibili che persone scortesi.
Ciao Alessandra, dai racconti che stanno emergendo sembrerebbe ancora di sì!
Bello che sia tornata la rubrica, pensavo fosse stata abolita per sempre!! E bello anche il tema prescelto. Il soccorso nella lettura di un menu solo in lingua straniera è vitale, pena il rimanere tristemente a digiuno, perciò per me, quella cortesia batte tutte….per quanto anche foto ricordo per immortalare momenti unici è una cortesia preziosa!
Ciao Luna, anch’io sono stata molto contenta che questa bella iniziativa abbia ripreso il via, speriamo che continui a lungo! 🙂 Sei riuscita a partecipare anche tu?
E’ proprio bello sapere che un gesto semplice può cambiare il viaggio (e la cena) di qualcuno 🙂
Eh sì, probabilmente qualcosa nello stomaco sarei riuscita a metterla comunque, ma non avrei saputo di certo che cosa! 🙂
anche per me all’estero il menù a volte risulta davvero “indigeribile” quando non è in inglese ma nella loro lingua…un abbraccio SILVIA
E’ vero, a volte si rischia davvero di mangiare qualcosa pensando di aver ordinato tutt’altro! 🙂
Alla fine, anche se con un po di ritardo sì, sono riuscita a partecipare anche io!!
Bene, vado a leggere allora! 🙂